L’infettivologo Bassetti: “le buone notizie sul covid non vengono date. Eccone una da condividere”

matteo bassetti buone notizie sul covid anticorpi

L’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, pubblica in un suo post su facebook una notizia sul covid molto interessante  che fa ben sperare, e che stranamente è stata occultata dai media.

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La più prestigiosa e attendibile rivista scientifica al mondo “Science” ha pubblicato “uno studio americano svolto a New York, dove si dimostra che oltre il 90% di chi è venuto in contatto con SarsCoV-2 dopo più di 5 mesi ha anticorpi neutralizzanti forti e robusti in grado di difenderci dal virus” afferma Bassetti.
Perché le buone notizie pubblicate sulla più prestigiosa rivista al mondo (Science) in Italia non vengono date?” si domanda l’infettivologo.

Science è la più attendibile delle riviste scientifiche, la più nota e autorevole, come si fa a far passare in sordina uno studio del genere? Dopo tanto terrorismo mediatico, una notizia come questa farebbe ben sperare e risolleverebbe gli animi degli italiani.

<<La stragrande maggioranza degli individui infetti con COVID-19 da mite a moderato sperimentano robuste risposte anticorpali contro la proteina del picco virale, sulla base di un set di dati di 30.082 individui sottoposti a screening presso il Mount Sinai Health System di New York City.

Abbiamo anche dimostrato che gli anticorpi sono relativamente stabili per almeno un periodo di circa 5 mesi. I nostri dati suggeriscono che oltre il 90% dei pazienti analizzati (che in precedenza hanno avuto la malattia e sono guariti) rendono rilevabili le risposte anticorpali neutralizzanti. Questi anticorpi rimangono relativamente stabili per diversi mesi dopo l’infezione>> riferisce in sintesi lo studio.

In pratica hanno analizzato 30mila soggetti guariti dalla malattia per mesi e hanno rilevato che questi avevano anticorpi neutralizzanti contro SarsCoV-2 che sono durati per ben 5 mesi nel 90% dei soggetti sottoposti a screening. Questa imponente ricerca spiega perchè le re-infezioni da questa malattia sono molto rare, e supporta la tesi di alcuni virologi come il noto Giulio Tarro secondo la quale si sta formando una robusta immunità di gregge verso il virus nelle aree più colpite dalla prima ondata di pandemia.


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