Coronavirus e sindrome della capanna, molti ne soffrono e ci stanno convivendo. Ecco tutti i segnali e i sintomi per poterla riconoscere ed affrontare.
A seguito di questo lungo periodo di isolamento forzato che tutti abbiamo dovuto vivere durante la quarantena, emerge un dato molto particolare: molte persone soffrono della sindrome della capanna, anche chiamata sindrome del prigioniero.
Forse non vi dirà nulla il nome ma siamo certi che in molti si riconosceranno nei sintomi e nelle sensazioni che questa produce sulla nostra psiche.
A seguito del prolungato lockdown vi è un meccanismo di difesa che mette in moto il nostro cervello, una forma di protezione mista alla paura, alla tristezza e all’ansia. Tutto ruota intorno all’insicurezza e all’incertezza di questa situazione.
Si tratta di una condizione mentale che si innesca a livello emotivo e che modifica la nostra percezione di realtà, portandoci ad isolare e distaccarci da ciò che ci circonda fino a non voler abbandonare il nostro nido che ci da sicurezza. Ciò accade proprio a seguito di lunghi periodi di isolamento e si tramuta in malessere e smarrimento.
In questo periodo vi è mai capitato di aver paura ad uscire di casa o di voler subito tornare tra le mura domestiche poco dopo aver messo piede fuori casa?
Vi è mai capitato di sentirvi smarriti ed impauriti nell’uscire?
Avete il timore di prendere contatto con il mondo esterno?
Ebbene, questi sono tutti segnali che testimoniano la presenza della sindrome della capanna o sindrome del prigioniero; si riferisce ad uno stato di disorientamento mentale che si innesca con la manifestazione della voglia di voler continuare a restare al sicuro nel proprio rifugio domestico come a proteggersi e sentirsi rassicurati.
Si ha paura di “tornare a vivere” e respirare un pizzico di normalità!
A soffrire della sindrome della capanna non sono solamente gli adulti, spesso gli stessi problemi si riscontrano anche in soggetti più piccoli, come i bambini e gli adolescenti.
Proprio questi ultimi, durante le fasi più critiche della pandemia, hanno vissuto come in una sorta di bolla protettiva, immersi in una realtà virtuale fatta di lezioni via computer, video-chiamate, social e videogiochi vari. Ora, proprio la maggior parte di loro ha difficoltà nel tornare a relazionarsi con il mondo esterno, il quale sta ricominciando a vivere.
Questo purtroppo è un dato allarmante, serio e preoccupante tanto quanto i giovani che prendono alla leggera tutto e scelgono di riempire le piazze ed i bar, vivendo la movida come se il coronavirus non avesse mietuto vittime.
Due comportamenti abnegativi della realtà che rappresentano il modo sbagliato di affrontare quello che accade intorno a noi.
Quali sono i sintomi della sindrome della capanna
Iniziamo nel dirvi che, sicuramente, molto è in funzione del fatto che il Coronavirus non è ancora scomparso dalle nostre vite, soprattutto vista la sua presenza ancora tangibile così come la concreta presenza del pericolo di contagio.
Proprio questo ultimo aspetto ci porta a concepire le mura di casa come il luogo più sicuro che riesce proteggerci da un eventuale contagio.
In funzione del fatto che questi ultimi mesi proprio la nostra casa ha rappresentato la nostra più profonda sicurezza, per quale motivo dovremmo lasciarla per ricominciare a vivere nell’incertezza?
La sindrome della capanna ruota proprio intorno a queste sensazioni e si nutre di: paure, voglia di sicurezza, ansia e smarrimento.
Per riconoscere immediatamente se ci troviamo dinanzi a questa sindrome vi sono alcuni sintomi inequivocabili che dobbiamo imparare a riconoscere:
- Difficoltà ad alzarsi la mattina
- Costante stanchezza durante tutta la giornata
- Forte irritabilità e sbalzi d’umore
- Sensazione di paura ed angoscia
- Tristezza e smarrimento
- Malessere fisico come giramenti di testa, vertigini o nausea
- Voglia di dormire
- Demotivazione profonda
- Poca concentrazione
- Poca voglia di uscire e/o incontrare persone
Quello che ci teniamo a specificare è che non si tratta di uno stato mentale preoccupante e tanto meno non rappresenta una malattia vera e propria. Tutto ruota attorno alla paura e deriva proprio da questo lungo periodo di isolamento forzato che ci ha portato a vivere la quotidianità in modo diverso.
Se avete bisogno di chiedere aiuto, non temete di rivolgervi ad uno psicologo perché lui possa aiutarvi a superare ed affrontare ansie e paure. E una cosa del tutto normale e ci rende persone invece che computer meccanizzati.
Non riempiamo la nostra testa di notizie negative perché queste minano la nostra fragilità, piuttosto contorniamoci di situazioni positive ed ascoltiamo sempre il lato positivo di tutto. Purtroppo la TV fa male: spesso esalta il dolore e preme l’acceleratore su notizie drammatiche rendendole ancor più tragiche di quanto già non siano, i giornali modificano la realtà per dare un “effetto bomba” ma ricordiamoci sempre di fare una cernita di tutte le informazioni che bombardano il nostro cervello, filtriamo ogni notizia senza drammatizzare la situazione; perché per quanto reale possa essere, c’è sempre un lato positivo in tutto. E’ proprio quello che dobbiamo vedere , liberi da ogni condizionamento mentale.
Ad ogni modo non scoraggiamoci, la sindrome della capanna dovrebbe sparire ad affievolirsi con il tempo in modo da lasciarci liberi dalle paure.
Dal canto nostro impegniamoci a prefissarci obbiettivi costruttivi, ad accogliere le emozioni con responsabilità e affrontiamole senza paura.
In questo modo riusciremo ad affrontare tutto superando ogni ostacolo che la vita ci presenta.