Ha fatto molto discutere specie nella comunità scientifica l’intervista a Giorgio Palù, ordinario di microbiologia e virologia dell’Università di Padova, per l’emittente televisiva Tv7.
Il virologo invita a distinguere nei dati sui contagi che ci vengono forniti i positivi malati dai positivi non malati, ovvero “i positivi che contagiano da quelli che non contagiano“. Secondo Palù infatti “essere positivo non vuoldire sempre essere malato e contagioso” ha dichiarato.
Giorgio Palù sposa la tesi del virologo Giulio Tarro che sostiene che i positivi asintomatici non sono contagiosi:
“Se lei è positivo, non vuol dire che si è ammalato. non vuol dire che sia sintomatico e non vuol dire che sia contagioso. Se lei è asintomatico può essere tracciato solo durante la ricerca che si fa durante lo screening o durante il tracciamento dei cosiddetti contatti. Se Lei è asintomatico, non lo sa.”
Poi precisa: “positivo non vuoldire essere ammalato e non vuoldire essere contagioso, ci vuole una certa soglia di concentrazione virale per contagiare.
Molti dei ricoverati (che ci propinano nei dati) hanno sintomi lievi, alcuni sono ricoverati per ragioni sociali, ad esempio perchè non hanno a casa nessuno, oppure anziani impauriti che non hanno chi li assiste, fatti ricoverare dai figli giovani in quanto presentano sintomi che potrebbero essere veicolo di contagio“.
Infine conclude: “è importante seguire la catena del contagio, ma oggi col 95% di asintomatici, ha senso inseguire e tracciare gli asintomatici?“.