Mascherine e guanti in mare: è già disastro ambientale

mascherine e guanti in mare

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Si sperava che la pandemia potesse cambiare alcune persone, che la quarantena forzata invitasse a riflettere sugli sbagli e i comportamenti del passato, ma purtroppo era solo un’illusione. Incivili eravamo, incivili siamo e, se nemmeno questa dura prova è riuscita a cambiarci, molto probabilmente incivili resteremo.

Se il lockdown ha avuto un impatto significativo sull’inquinamento e sulla qualità dell’aria che respiriamo, determinando un crollo nelle emissioni di anidride carbonica e diossido di azoto, la Fase 2 dell’emergenza coronavirus sta avendo un effetto totalmente opposto sull’ambiente.
Oltre al fatto che essendo ripresa la circolazione i livelli di inquinamento stanno pian piano risalendo, si aggiunge l’inciviltà delle persone.

Sappiamo tutti che, specie nella fase 2 siamo obbligati ad indossare dispositivi di protezione individuale che una volta utilizzati dovrebbero finire nei rifiuti. Ma in molti stanno gettando a terra questi oggetti senza preoccuparsi dell’enorme impatto ambientale che questi determinano.
Intanto, diversi volontari, come quelli dell’Associazione ambientalista Marevivo, sono già in azione per ripulire le spiagge, specie quelle siciliane

La stagione balneare non è ancora iniziata e già molte coste italiane sono piene di mascherine e guanti gettate nelle spiagge. Nel mondo, ogni giorno, miliardi di mascherine dovrebbero finire nella raccolta indifferenziata, ma non è così, finiscono addirittura in mare.
La maggior parte delle maschere sono realizzate in polipropilene, un materiale che non scompare, ma si scompone piuttosto lentamente in micro-plastica e che entra nelle catene alimentari.  L’inquinamento marino della plastica è un problema serio e il non corretto smaltimento sta creando e creerà effetti devastanti.

Anche Greenpeace Italia sottolinea l’evidente catastrofe: “Non esistono filiere di riciclo di questi materiale che, secondo le indicazioni delle autorità, una volta utilizzati devono essere smaltiti nell’indifferenziata. I guanti sono in lattice, anche nella mascherina può esserci una componente in plastica. In questi mesi abbiamo visto che la natura si è ripresa i propri spazi e questo enorme uso di guanti e mascherine rappresenta quell’impatto ambientale che il Coronavirus ha generato. Ma non sempre c’è bisogno di tutta questa roba, il Governo ha sbagliato a incentivare il monouso”.

Inquietanti sono le immagini che arrivano dal gruppo ambientalista francese Operation Mer Propre, dove un sub recupera guanti di plastica e maschere per il viso ad Antibes, nel sud della Francia.
Nelle immagini si vedono maschere e guanti sparsi sul fondo del mare, tra lattine di birra, mozziconi di sigarette e altri rifiuti. Il gruppo ha condiviso il video online sottolineando che la riapertura delle spiagge potrebbe peggiorare i problemi di inquinamento nel Mediterraneo.
Mostriamo il video di seguito tratto da fanpage.it.


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