Individuati ben 6 ceppi di Covid-19, cosa comporta per il vaccino

Un gruppo di ricercatori isola 6 ceppi di Covid-19. Cosa cambia a livello vaccinale e perchè ciò potrebbe rappresentare un fattore positivo.

ceppi covid-19

Foto: pixabay.com

E’ fatto noto che i virus, con il passare del tempo, tendano a mutare. Questo accade in ogni caso e difatti è quanto avviene anche per quanto concerne il virus della semplice influenza stagionale.
Stesso discorso viene fatto anche per il Covid-19, responsabile della pandemia che ha colpito tutto il mondo.

Il SARS-CoV-2 già da tempo è un sorvegliato speciale tanto che non si fermano le sperimentazioni e gli studi in merito per cercare di conoscerlo al meglio ed arginarlo in ogni modo.
In uno studio pubblicato su Frontiers in Microbiology: “Geographic and Genomic Distribution of SARS-CoV-2 Mutations”.

Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, sono riusciti a individuare ed isolare 6 ceppi diversi di Covid-19.
Lo studio nasce dall’ analisi dettagliata ed approfondita di 48.635 genomi appartenenti al coronavirus. In questo modo gli scienziati hanno potuto tracciare e mappare distribuzione geografica e la frequenza delle diverse mutazioni del virus SARS-CoV-2 in tutto il mondo.

I ricercatori impegnati in questo importante studio scientifico sono: Daniele Mercatelli e Federico M. Giorgi del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna.

Circa 6 ceppi di Covid-19. Cosa significa?

Grazie allo studio di questi ricercatori si è potuto osservare che il Covid-19 presenta 6 ceppi differenti.
Potrebbe sembrare un numero elevato per i profani, in realtà non lo è.
Solitamente un virus possiede innumerevoli mutazioni, in questo caso il virus SARS-CoV-2 muta poco.

Si tratta di una buona notizia soprattutto per quanto concerne lo sviluppo di vaccini che possano essere efficaci nel contrastarlo.
In casi come questo, è più facile sperimentare ed ottenere un vaccino affidabile il più possibile, proprio perché si ha la quasi certezza di agire quasi direttamente nello specifico.

Il primo dato che emerge è al quanto rassicurante: il coronavirus continua a mutare poco. Si possono contare circa 7 mutazioni in media per campione; meno della metà di quanto accade con i comuni virus influenzali.
Federico Giorgi, il ricercatore che ha guidato lo studio, afferma:

“Il coronavirus SARS-CoV-2 è ben ottimizzato per attaccare gli esseri umani e per questo non sembra avere molta spinta dal punto di vista evolutivo. Questo ci dice che le cure che si stanno sviluppando attualmente (compreso il vaccino), possono essere efficaci come trattamento per tutti i ceppi virali esistenti”.

I 6 ceppi di Covid-19 individuati si possono raggruppare in questo modo:

  • Il ceppo L, ossia quello originale e proveniente da Wuhan.
  • Il Ceppo S, nonché la prima mutazione individuata all’inizio del Gennaio 2020.
  • I CeppI V e G, individuati nella seconda metà di Gennaio.
  • I Ceppi GR e GH, derivanti dai ceppi Ve G, e si tratti di quelli più diffusi al mondo ed individuati a fine febbraio.

“Il ceppo G con i due ceppi ad esso collegati GR e GH, sono oggi quelli più diffusi a livello globale (soprattutto in Italia ed Europa), difatti rappresentano circa il 74% di tutti i casi analizzati. Sono caratterizzati da quattro mutazioni, due delle quali cambiano la sequenza delle proteine RNA polimerasi e Spike del virus.

I ricercatori Daniele Mercatelli e Federico M. Giorgi, a fronte di studi effettuati, hanno potuto individuare alcune mutazioni rare le quali sono inferiori all’ 1% e per questo non rappresentano un caso allarmante. Tuttavia è buona cosa mantenere alta la guardia per poter continuare a identificare e tenerne sotto controllo la frequenza genomica, sia per quanto riguarda i nostri casi, sia quelli di tutto il resto del mondo.


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