Il vino cotto, o vin brulè, servito caldo era un infallibile rimedio contro raffreddore, febbre e influenza utilizzato dai nostri antenati.
Un tempo, quando la fornitura di farmaci per l’influenza era molto limitata, quando ci si curava con i rimedi casalinghi tradizionali, il vino cotto (o vin brulè) era uno dei protagonisti per combattere i malanni di stagione.
i nostri avi lo utilizzavano soprattutto per prevenire e combattere i sintomi influenzali come tosse, raffreddore e mal di gola. Molti, a grazie al suo sapore gradevole lo bevevano in più occasioni.
Era considerato anche un vero elisir di giovinezza ed aveva impieghi tra i più disparati, addirittura, fino a qualche decennio addietro le donne lo utilizzavano per idratare la pelle dei neonati.
Si ottiene dalla bollitura e dalla fermentazione del mosto, poi si beve caldo, aromatizzato con spezie, per scacciare l’influenza, il raffreddore e combattere i primi stadi febbrili. Molti lo chiamano “vino caldo”, ma visto che si ottiene dal riscaldamento del mosto non può considerarsi vino.
Come sopra citato, contadini lo ricavavano dalla bollitura del mosto nel periodo della vendemmia per poi conservarlo all’interno di botti di legno, oggi chiunque può farlo in casa, basta procurarsi gli ingredienti, per poi conservarlo in semplici bottiglie di vetro. Ma l’ideale per far emergere le sue proprietà antinfluenzali sarebbe berlo caldo e soprattutto appena fatto (con mosto d’uva appena pigiata).
Nonostante la sua efficienza nel combattere i sintomi sopra citati, il suo utilizzo sta scomparendo. Riscopriamo la sana abitudine di godere del suo sapore e delle sue proprietà terapeutiche.
Vediamo di seguito la ricetta per preparare il vino cotto.
Ricetta del vino cotto
Filtrare il mosto d’uva appena pigiata con un colino e riporre il succo ottenuto in una pentola sul fuoco.
Per chi non ha a disposizione del mosto d’uva appena pigiata potrà spremere qualche grappolo (uva da vino rosso e non da tavola) per poi filtrare il liquido con un colino, ma non si otterrà lo stesso risultato del mosto vero e proprio, perchè quest’ultimo ha subito un processo di fermentazione.
C’è anche la possibilità di utilizzare del buon vino rosso, ma il sapore del prodotto finale sarà meno gradevole, un po’ più forte, intenso, pungente, meno zuccherato, seppur efficiente contro i sintomi influenzali.
Gli zuccheri d’uva comunque presenti nel vino finiranno per caramellare, ma il vino cotto così ottenuto dovrà essere consumato quasi subito non potendosi trasformare in “conserva” come nel primo caso.
Una volta inserito il vostro mosto nella pentola portarlo in ebollizione. Quando il mosto inizia a bollire, abbassare la fiamma e far cuocere per alcune ore, mescolando fino a quando il liquido si sarà ridotto a un terzo della quantità iniziale.
Calcolando che il prodotto finale sarà ridotto ad un terzo del mosto utilizzato, potete regolarvi con la quantità. Se ad esempio volete produrre un litro di vino cotto dovrete utilizzare tre litri di mosto d’uva.
Durante la cottura aggiungere
- 2 chiodi di garofano,
- 1 bastoncino di cannella,
- 1 fico secco,
- 1 spicchio di mela con la buccia,
- 1 foglia di alloro.
Una volta finita la cottura filtrate e bevetelo caldo possibilmente la sera prima di coricarvi. Inoltre il vino cotto ottenuto potrà essere conservato in bottiglie di vetro da conservare al buio per tutto l’inverno (importante farlo raffreddare prima di imbottigliarlo). In questo modo questo fantastico toccasana potrà essere utilizzato anche per anni.